La prima tappa italiana della Via Francisca è immersa in suggestivi scenari naturalistici. Si sviluppa dal lago di Lugano ai fitti boschi alle pendici delle montagne del Varesotto.
La partenza è dalla dogana di Lavena Ponte Tresa. Da lì si costeggia il lago fino al centro del paese da cui si svolta a destra e oltrepassata la Sp 61 si sale per la via Ardena che porta alla vecchia stazione della tramvia che collegava Ponte Tresa a Varese.
Il cammino sale dolcemente in mezzo ai boschi passando sotto due gallerie. Successivamente si incrocia la statale 233 e da lì si arriva al parco dell’Argentera, un’interessante area verde piena di mulini, piccoli corsi d’acqua e alberi maestosi. E’ un luogo magico, da scoprire in tutte le stagioni, ideale per una passeggiata nel verde o per un giro in bicicletta lungo la pista ciclabile che attraversa il bosco. Cadegliano Viconago arrivò a disporre, tra ‘700 e ‘800, di ben diciotto mulini, dislocati lungo i numerosi corsi d’acqua del paese e utilizzati per la macinazione di castagne, cereali, semi di girasole e noci. Il Parco nasconde nella penombra quattro di questi antichi mulini che, non più funzionanti, all’inizio del ‘900 vennero abbelliti con interessanti decorazioni a graffito e ad affresco di ispirazione cavalleresca. Da Cadegliano si prosegue poi per Marchirolo e Cugliate Fabiasco, fino a Ghirla, con la sua oasi naturale che fa da cornice ad un laghetto.
A Ghirla troviamo: il Maglio di Ghirla, è uno dei più antichi e meglio conservati di tutta la provincia. Risale al diciottesimo secolo, quando Mastro Ludovico Parietti decise di acquistare l’edificio per assicurare ai suoi tre figli un impiego nel settore della forgiatura del ferro. Il potenziale era indiscutibile. Venivano prodotti attrezzi edili, agricoli e meccanici.
Superato il maglio si prende la pista ciclabile che arriva alla Badia di San Gemolo in Ganna, gioiello della provincia di Varese. La Badia sorge in una posizione strategica lungo la via Regina del Ceneri. Questa posizione consentì all’abbazia, per tutto il Medioevo, di essere un importante snodo viario, un rifugio sicuro per i pellegrini, un’efficiente sede di governo e punto di comunicazione con la vicina regione del Ticino.
Famosa come luogo di culto dedicato alla memoria del martire San Gemolo, i cui resti sono ancora esposti nell’altare della chiesa. La storia vuole che dopo il martirio, il vescovo fece seppellire i resti del nipote Gemolo su di un colle, dove qualche anno più tardi fece costruire una cappella. Con il termine badia si intende il complesso architettonico composto dalla chiesa, dal campanile, dal chiostro, dalla foresteria e dalle circostanti abitazioni dei monaci. La chiesa risale al 1100-1125, ma venne consacrata solo nel 1160. Nel tempo ha subito alcune modifiche: l’aggiunta delle cappelle laterali a fine del ‘500, il chiostro costruito nel ‘300 e la foresteria con chiostro gotico del ‘400.
La tappa termina al limitare del Parco Regio-nale del Campo dei Fiori da dove parte il sentiero della seconda tappa.